venerdì 20 febbraio 2009

Agire e Immagine

Mi ricordo dai miei studi di comunicazione sulla corporate image e corporate identity, una raccomandazione che lì per lì può sembrare retorica pura, ma a cui giustamente veniva data grande importanza. L'autore del manuale raccomandava a noi giovani aspiranti comunicatori che l'immagine del soggetto che dobbiamo rappresentare deve valorizzare il concreto modus operandi di quel soggetto. L'immagine è strettamente connessa con l'organizzazione, se i valori e i simboli richiamati nella rappresentazione non ispirano il comportamento dell'azienda a dell'ente a cui si riferiscono prima o poi questa incocnguenza verrà fuori e la credibilità del soggetto ne sarà gravemente danneggiata. In altre parole, le operazioni cosmetiche possono avere successo nel breve periodo, ma sulla lunga distanza ciò che fai finisce per determinare il modo in cui vieni percepito.

Sulla scia di queste riflessioni, penso il più grave danno d'immagine, e quindi di consenso, del PD deve ancora venire. Le dimissioni di Veltroni sollevano il velo su un partito che è in realtà l'ennesima 'Cosa' partotita da questa disgraziata dirigenza, ma in questo caso elevata di potenza. Se infatti l'indeterminateza delle precedenti formazioni riguardava i contenuti, i valori, le proposte in altre parole, a questo giro persino la struttura dell'organizzazione si rivela amorfa e atrofizzata.
Con quali speranze questo partito può pensare di meritarsi il governo del paese se non riesce neanche a garantirsi la propria gestione interna? E' questo il messaggio che arriverà agli Italiani, dando l'ennesima prova di dilettantismo, improvvisazione, impreparazione di questa dirigenza, che ha una sola stella polare: rimanere a galla, garantirsi in qualche modo il proprio orticello di potere, pazienza se per questo verrà distrutta la sinistra tutta, la possibilità di svolgere una efficace opposizione e di aspirare al governo.
Pensate come sarebbe diversa la storia se di fronte a questa crisi interna il partito avesse dimostrato di potersi affidare a regole e ruoli certi, di procedere prontamente a quella che un tempo si sarebbe detta 'revisione della linea'; dimostrando di avere ottime capacità di reazione, qualità quanto mai utile in tempo di crisi.
Se poi lo facesse dando sostanza a quell'aggettivo 'democratico' che per ora è solo un attributo retorico, potrebbe magari dimostrare di essere in grado di pors come interprete di una società in movimento.
Guardiamo dall'altra parte. Di là c'è il partito padronale, il capo decide e tutti dietro. nomine dall'alto. convention al posto di congressi. E' un modello che può non piacere (io francamente lo trovo aberrante), ma è comunque qualcosa di certo, di definito, di ricnoscibile. E' soprattutto un modello che garantisce che una decisione verrà presa. Nell'interesse di chi, non si sa, ma intanto verrà presa. E questo è determinante. Ed è il motivo principale per cui Berlusconi è l'unico leader al governo che sembra non risentire degli effetti della crisi. Solo in Italia la crisi disintegra l'opposizione e non il governo. Perchè? Perchè il PD non costituisce una alternativa credibile di governo. Perchè? Perche non si sa bene chi e come decide, e si percepisce solo una grande confluttualità. Perchè? Perchè questa dirigenza oligarchica per garantirisi la propria sopravvivenza ha impedito che si struttarassero procedure veramente democratiche di gestione che avrebbero rischiato portarli alla marginalità in poco tempo a favore di personalità emergenti o che abbiano dato prova di sè nella politica locale. Cosa sono state le primarie in cui Veltroni è stato eletto se non il surragato di democrazia interna dato come contentino agli elettori quando già si sapeva chi doveva vincere?
Ed essendo incapaci di relaizzare un'alternativa veramente democratica, questa dirigenza oligarchica, non si rende di accreditare sempre di più, giorno dopo giorno, il modello monocratico di Berlusconi.

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